martedì 2 dicembre 2014

La violenza è l'ultimo rifugio dell'incompetente 25.11.14



2014, XXI secolo. Abbiamo tanto, per non dire tutto. La tecnologia regna sovrana nelle nostre case, condiziona le nostre giornate, cresce i nostri figli e fratelli minori. Le donne possono votare ormai da anni, possono lavorare, essere madri e lavoratrici contemporaneamente, sembriamo evoluti, ma forse, tutta questa evoluzione, in alcuni casi, rimane solo un’illusione. Come si può migliorare se, alla base di tutto, non risiede il rispetto, l’amore di un padre verso la figlia o di un marito verso la moglie? Il 25 novembre, da quasi vent'anni giornata internazionale contro la violenza sulle donne, non vuole essere uno spot, le manifestazioni che si svolgono non vogliono essere dei semplici e classici cortei, quelli di cui non ci importa nulla, eppure vi prendiamo parte, per avere una scusa che ci copra, sul perchè non siamo andati a scuola, bensì un momento per metterci nei panni di coloro che hanno paura a stare nella propria casa, perchè non si sa mai, perchè certe volte può essere arrabbiato e si sa, quando si è arrabbiati ce la si prende con i primi che capitano. Sui pullman, alle fermate della metropolitana, ai lati delle strade è pieno di cartelloni che sembrano dire che non puoi tenerti tutto dentro, che ci sono azioni che non sono giustificabili, sebbene ci sia amore, o affetto, o stima.

I tipi di maltrattamenti sono parecchi, a partire da quello fisico, che riguarda ogni forma di violenza esercitata su una donna, che spesso è accompagnato da quello psicologico ed economico, alla violenza sessuale, termine che sta a significare ogni imposizione di pratiche sessuali non desiderate, che viene intrapreso, per il 75% dei casi, da parte di una persona conosciuta, come un fidanzato o un marito, fino ad arrivare allo stalking, che consiste principalmente nell'assillare una persona, seguirla ovunque, chiamarla, con lo scopo di farla sentire in trappola.
Certe volte ci viene da pensare che queste dichiarazioni siano solo fantasia, fatti raccontati con esagerazione, e spesso chiudiamo un occhio perché "tanto non capita a noi", ma abbiamo mai pensato a come si sentono le vittime? Secondo alcuni studi psicologici, dopo una violenza sessuale e non, la persona cambia: non si fida più di nessuno, prova a dormire ma invano, e se capita fa incubi, si sente diversa, prova a non pensarci ma, si sa, più si prova a dimenticare qualcosa più essa rimbomba in testa.


Essendo in tema, mi sento in dovere di aprire una piccola parentesi sulla differenza tra omicidio e femminicidio. Non hanno inventato questo termine come sinonimo, o perché è cosa buona che il dizionario italiano aumenti il numero di vocaboli, bensì perché si parla di atti di violenza contro la donna, non dovuti alla gelosia, alla rabbia, alla tensione di una giornata troppo faticosa al lavoro, ma perché, ancora oggi, ci sono uomini che sostengono che la donna sia un essere da addomesticare che deve sottostare al loro volere, è la mia donna e deve toccare solo me, è la mia donna e deve volere solo me. Il femminicidio è questo, non si verifica la volta che, alla televisione, sentiamo "una giovane madre è morta in una rapina in banca", no.


Ed è inutile fare i finti moralisti, dicendo "dai, uno schiaffo se l'è meritato, dopo tutto quello che fa è il minimo", è un abuso di capacità, "sono forte e posso fartela pagare se non fai come voglio io." perché, come ci fanno capire le immagini che ormai troviamo ovunque, attaccate agli alberi o sui giornali, "solo un uomo piccolo usa la violenza sulle donne per sentirsi grande".





Camilla Levis





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