Bnou-Marzouk: Il Cuore Viene Prima della Fama
Tecnica, resistenza, coordinazione, potenza esplosiva nel destro, la punta marocchina Younes Bnou-Marzouk è una delle più promettenti nel panorama calcistico internazionale. Il giovanissimo diciotenne marocchino, nato in Francia a Freyming-Merlebach nel 1996, ha un'importante gavetta alle spalle, nel Metz e poi nella primavera juventina, con la quale ha vinto anche una Supercoppa Primavera. Senza scomodare i paragoni degli esperti, ai quali ricorda molto Lewandowski, si può dire che Younes è il prototipo dell'attacante moderno, rapido e non statico, in grado di far segnare i compagni ed inserirsi come un rapace in area di rigore. Attualmente è uno dei 32 giocatori che compongono la rosa juventina. Recentemente ha lasciato senza parole i tifosi della nazionale francese prendendo la decisione di militare nelle fila marocchine.
L'U21 francese ha riconosciuto le doti straordinarie del ragazzo convocandolo per le partite di qualificazione al mondiale U21 2015 ottenendo però un rifiuto poichè il franco-marocchino ha preferito la realtà africana. Lo stesso Bnou-Marzouk ha ammesso che è stato molto difficile declinare l'offerta francese ma prima ha detto:"Bisogna onorare le proprie origini e la propria cultura, portando più in alto possibile i colori della stella a cinque rami, la sua bandiera, quella marocchina.
Amedeo De Lucis, Jacopo Masiello
domenica 7 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
Risorse d'acqua in india
Senza di lei la vita non è sostenibile.
è un bisogno fondamentale per tutte le creature viventi e ne usiamo troppa rispetto al nostro reale bisogno.
Alludo, chiaramente ,all'acqua.
Il Taj Mahal riflesso nell'acqua |
Nel passato vennero poste le basi per migliorare le infrastrutture, atte a garantire un adeguato fabbisogno d'acqua ; venne investito del denaro per garantire un sistema acquifero che contribuì soddisfacentemente ad assicurare salute e sicurezza alla popolazione indiana, unitamente ad una riduzione del livello di povertà.
Le migliorie ottenute, tuttavia, non vennero perseguite nel tempo ,per assecondare la continua e costante richiesta d'acqua.
Con i ridotti servizi a disposizione della popolazione ,gli abitanti del paese sono stati costretti a supplire personalmente ai propri fabbisogni, sia per uso domestico che agricolo, tenendo conto dell'impoverimento del sottosuolo.
Diverse aree del paese, comprendenti le più popolate e produttive, stanno già arrivando al dunque;
si stima che, entro il 2020,la richiesta d'acqua in India sarà maggiore di tutte le possibili risorse, comprese quelle presenti nel sottosuolo.
Le soluzioni messe in atto dal governo hanno peggiorato la situazione, anziché migliorarla.
La carenza d'acqua fa germogliare i conflitti, esacerbare il disaccordo su come dislocare le varie risorse del paese ...e mentre molte nazioni vittime della mancanza di questa preziosa sostanza hanno coniato precise regole a riguardo, l'India, al momento, non ne è stata capace e questo disaccordo crea alti costi economici ed ambientali.
Dal punto di vista internazionale, l'India ha creato precise regole con il Pakistan ,tramite un trattato, e vi sono altri importanti accordi all'orizzonte.
I problemi ambientali ed i cambiamenti climatici non contribuiscono certo a rendere la situazione meno intricata.
I liquami e le acque di scarico eliminate dalle città in crescita e dalle industrie inquinano i fiumi rendendoli inutilizzabili riserve d'acqua.
I mutamenti climatici rendono possibile la siccità così come un'inondazione, grazie ai ridotti giorni di pioggia o agli scioglimenti dei ghiacciai.
L'acqua è un privilegio |
Sarebbe necessario installare un sistema di infrastrutture più ampio e funzionale; rispetto a paesi con simili condizioni climatiche, l'India riesce a stoccare solo il 20% di quanto Cina, Messico e Sud Africa non riescano a fare per la loro popolazione. Il Nordest dell'India è ricco d'acqua, ma povero di infrastrutture atte a sfruttare questo vantaggio.
Cambiamenti drastici andranno progettati in tutta la nazione per ottenere incrementi nelle scorte d'acqua duraturi nel tempo. Andranno analizzati tutti gli aspetti: tenendo conto dello sviluppo passato, sfruttando le risorse presenti e progettando piani per il futuro, che dovranno essere ben architettati e mantenuti, per una realizzazione che assicuri infrastrutture al passo con la domanda.
L'India deve sviluppare una competitività nei servizi di base, unendo le cooperative al settore privato, mentre lo stato potrà concentrarsi in altro campo, quale il controllo delle inondazioni e dell'inquinamento. Gli stanziamenti per l'acqua andranno definiti a tutti i livelli, e resi di pubblico dominio.
Solo con grandi cambiamenti l'India potrà sperare di fronteggiare la sfida della sempre più grave situazione riguardante la carenza d'acqua.
Un viaggio che durerà per sempre
Australia, Malesia, Stati Uniti, Costa Rica, Danimarca, Cina. Sono circa 60 i paesi in cui poter trascorrere un'esperienza all'estero. Sono diverse le associazioni che ti permettono di partire, ma noi vorremmo proporvene una, ovvero Intercultura.
Si tratta dell'associazione italiana creata nel 1955 dal movimento AFS(American Field Service). Questa organizzazione favorisce gli scambi interculturali tra i giovani, offrendo ai più meritevoli borse di studio totali o parziali. Ormai sempre più frequentemente giovani tra i 15 e i 18 anni partono per trascorrere periodi che variano da un trimestre a un anno all'estero. Intercultura facilita questa esperienza garantendo un aiuto economico alle famiglie meno abbienti.
Questa associazione è basata sul lavoro di volontari che seguono le selezioni e i ragazzi durante il soggiorno e sull'ospitalità da parte di famiglie che si propongono di loro spontanea volontà e che non ricevono nessuna retribuzione. Intercultura non è un'agenzia di viaggi, ma si preoccupa di selezionare solamente gli studenti che sono pronti per questa avventura. Inoltre ritiene che la cosa più importante sia l'esperienza stessa e non il luogo in cui si svolge e perciò non può essere scelto un solo paese, ma bisogna indicarne minimo 3.
Oltre ai programmi estivi, sono disponibili tre tipologie di soggiorno: il trimestre, il semestre e l'annuale.
Per il trimestre è richiesto alla famiglie di ospitare a loro volta nel periodo in cui loro figlio si trova all'estero. Questa esperienza è breve, ma permette comunque di ambientarsi nel paese ospitante e può essere svolta prevalentemente in paesi europei.
Per il semestre, considerato il più difficoltoso poichè si ritorna a metà dell'anno scolastico e bisogna recuperare le lezioni perse, sono disponibili solamente 8 paesi. In questo caso è richiesto alla famiglia di ospitare mentre loro figlio si trova all'estero sono nel caso dell'Australia.
Per l'annuale, il periodo più lungo e più richiesto, sono disponibili circa 636 posti e 47 paesi. In questo caso i ragazzi e le loro famiglie dovranno preoccuparsi solo del viaggio. Solo in questo periodo i genitori possono andare a trovare loro figlio nel paese ospitante una volta dopo i primi sei mesi.
I ragazzi durante le selezioni di Torino Sud del 22 Settembre |
Qualche giorno fa si sono concluse le selezioni di Torino Sud e di Torino Nord per partecipare ai programmi di studio all'estero. In tutte e due le giornate circa settanta ragazzi hanno sostenuto delle prove scritte e un colloquio orale, che mirano ad individuare gli studenti più adatti a partecipare a questa esperienza.
I ragazzi stanno aspettando di sapere se sono idonei a questo programma. Nell'attesa devono compilare un fascicolo dato loro il giorno delle selezioni e alcuni moduli online e ricevere la visita di alcuni volontari di Intercultura per un colloquio orale, che mira a verificare ulteriormente l'idoneità dei partecipanti. Ma solo tra la fine di Febbraio e l'inizio di Marzo i ragazzi sapranno se hanno vinto una borsa di studio e per quale paese.
Quindi dovranno aspettare ancora un po' prima di poter dire che il loro sogno è diventato realtà.
Ecco il video di alcuni ragazzi che andranno all'estero:
Francesca Lionetti e Bianca Panarelli
venerdì 5 dicembre 2014
Magic Cube
Uno degli oggetti più conosciuti al mondo, più venduto, più amato, più odiato... chi non ha speso almeno dieci minuti della sua vita, fronte corrugata e neuroni in movimento, rigirandosi tra le mani un cubo di Rubik?
Ernő Rubik |
Inventato a scopi didattici dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik nella primavera del 1974, mentre si trovava nella sua casa a Budapest, dopo 40 anni continua a essere uno dei rompicapi più famosi al mondo, passando di mano in mano a generazioni.
Rubik voleva creare un sistema che permettesse di muovere sezioni indipendenti di un cubo, senza doverlo per forza smontare e rimontare ogni volta. Trovò la soluzione realizzando un cubo le cui facce erano formate da sezioni diverse: 9 quadrati su ognuna delle sue 6 facce, tutte di un colore diverso (bianco, giallo, nero, rosso, verde, arancione e blu), per un totale di 54 quadrati, agganciati al centro da un meccanismo interno, che potevano essere mischiati tra loro. Il rompicapo è risolto quando ogni faccia ha tutti e nove i quadrati dello stesso colore. Il primo prototipo si diffuse solo tra i matematici ungheresi ed era molto diverso da quello odierno: era monocolore, di legno e con gli angoli smussati; le modifiche che lo porteranno a essere tale a come lo conosciamo noi oggi saranno effettuate l'anno successivo. Il compito della distribuzione del gioco matematico battezzato Magic Cube (cubo magico) viene affidato a una ditta di giocattoli. La produzione fu avviata su larga scala e il giocattolo fu rinominato da Ideal (società di giocattoli statunitense) “cubo di Rubik”, nome ritenuto meno generico del precedente.
Oggi esistono numerose varianti di diverse forme e dimensioni diverse: si va dai più comuni 2x2x2 (Pocket Cube) e 4x4x4 (Rubik's Revenge) alle versioni non ancora ufficiali come il 17x17x17, perfettamente funzionante, creato dall'esperto olandese Oskar van Deventer.
Il successo del cubo di Rubik ha dato il via a competizioni internazionali per vedere chi riesce a risolverlo nel minor tempo possibile. Il campione mondiale ora in carica è l'olandese Mats Valk che ha ottenuto 5"55 al Zonhoven Open 2013, mentre il record italiano è 6"86 realizzato da Giovanni Contardi agli Italian Championship 2012 .
Rubik voleva creare un sistema che permettesse di muovere sezioni indipendenti di un cubo, senza doverlo per forza smontare e rimontare ogni volta. Trovò la soluzione realizzando un cubo le cui facce erano formate da sezioni diverse: 9 quadrati su ognuna delle sue 6 facce, tutte di un colore diverso (bianco, giallo, nero, rosso, verde, arancione e blu), per un totale di 54 quadrati, agganciati al centro da un meccanismo interno, che potevano essere mischiati tra loro. Il rompicapo è risolto quando ogni faccia ha tutti e nove i quadrati dello stesso colore. Il primo prototipo si diffuse solo tra i matematici ungheresi ed era molto diverso da quello odierno: era monocolore, di legno e con gli angoli smussati; le modifiche che lo porteranno a essere tale a come lo conosciamo noi oggi saranno effettuate l'anno successivo. Il compito della distribuzione del gioco matematico battezzato Magic Cube (cubo magico) viene affidato a una ditta di giocattoli. La produzione fu avviata su larga scala e il giocattolo fu rinominato da Ideal (società di giocattoli statunitense) “cubo di Rubik”, nome ritenuto meno generico del precedente.
Varianti dell'originale Magic Cube |
Il successo del cubo di Rubik ha dato il via a competizioni internazionali per vedere chi riesce a risolverlo nel minor tempo possibile. Il campione mondiale ora in carica è l'olandese Mats Valk che ha ottenuto 5"55 al Zonhoven Open 2013, mentre il record italiano è 6"86 realizzato da Giovanni Contardi agli Italian Championship 2012 .
Gaia Merlo
Adesso c'è "spazio" per i sogni
Samantha Cristoforetti è diventata, il 23 novembre 2014, la prima aviatrice italiana nello spazio e trascorrerà quasi sei mesi nell'orbita. Per poter arrivare a questo straordinario successo ha dovuto far fronte a un lungo tempo di studio e addestramento: Samantha ha fatto studi di Ingegneria, ma ha anche intrapreso la strada che prevede la carriera militare come pilota. Nel 2009 l'Agenzia Spaziale Europea l'ha selezionata tra ottomila candidati e da quel momento iniziò ufficialmente la sua carriera da astronauta.
La navicella Soyuz che l'ha portata in orbita è partita dal cosmodromo di Baikonour, in Kazakistan, e ha agganciato la Stazione spaziale internazionale (Iss). Il viaggio verso l'Iss è durato sei ore.
Il nome della missione di Samantha è "Futura" che si ispira alla canzone italiana di Lucio Dalla del 1980, ma che sintetizza anche tutte le linee guida che deve seguire l'astronauta, dai concetti di esplorazione e ricerca a quelli di sogno e avventura rappresentati anche nel logo.
Ed è arrivata anche la sua prima foto dell'Italia scattata dallo spazio. "Finalmente uno scorcio notturno del mio paese" ha scritto l'astronauta, che ha postato la foto su Twitter in cui è ben visibile il profilo dell'Italia meridionale delineato dalle luci.
Roberta Ventimiglia
Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana nello spazio |
La navicella Soyuz che l'ha portata in orbita è partita dal cosmodromo di Baikonour, in Kazakistan, e ha agganciato la Stazione spaziale internazionale (Iss). Il viaggio verso l'Iss è durato sei ore.
Il nome della missione di Samantha è "Futura" che si ispira alla canzone italiana di Lucio Dalla del 1980, ma che sintetizza anche tutte le linee guida che deve seguire l'astronauta, dai concetti di esplorazione e ricerca a quelli di sogno e avventura rappresentati anche nel logo.
Logo della missione "Futura" |
E' possibile seguire la spedizione di Samantha Cristoforetti su Twitter: @AstroSamantha. Lei stessa ha annunciato: "Mi piacerebbe davvero che questa diventasse un'avventura condivisa tra tutti coloro che nel nostro Paese amano il cielo".
L'Italia meridionale vista dallo spazio |
Roberta Ventimiglia
La formula per la felicità
lo psicologo Seligman ha capovolto l'approccio tradizionale della psicologia con la sua teoria secondo la quale esiste la formula per la felicità.
Secondo il suo pensiero occorre incrementare gli stati positivi e di benessere che danno un senso alla nostra vita.
Seligman ha avvalorato la scienza dell'ottimismo che ci induce a valorizzare gli aspetti positivi della nostra personalità, iparando a gestire i nostri pensieri negativi.
Seligman asserisce l'esistenza di una vera e propria formula della felicità esprimibile con
H= S+C+V
Dove H indica il livello di felicità (happiness) S (set range) riguarda la quota fissa di felicità di ciascuno.
Seligman sostiene che le persone tendenzialmente tristi non raggiungerebbero mai una felicità duratura e le persone felici non diventerebbero mai stabilmente tristi; quindi essa agisce come un termostato che tende a riportare la nostra felicità ai suoi livelli abituali.
C (circostance) sono le circostanze esterne che influenzano il livello di felicità : il benessere economico, gli affetti, la vita sociale, la fede...Alcune sembrano influire piu di altre nel determinare il livello di soddisfazione esistenziale che ciascuno sperimenta. Riguardo alla ricchezza ad esempio, alcune ricerche hanno mostrato confrontando il benessere soggettivo in paesi ricchi e poveri, che questa non determina necessariamente livelli piu alti di felicità. Una maggiore ricchezza dunque ha effetti trascurabili sulla felicità personale, inoltre sembra che il materialismo sia controproducente, chi attribuisce maggior valore al denaro rispetto ad altri ambiti sembra essere meno soddisfatto della propria vita in generale.
A differenza del denaro che sembra avere una modesta influenza sul livello di felicità, una vita sociale soddisfacente e il matrimonio sono invece correlati a livelli elevati di benessere e soddisfazione personale. Ciò può essere associato al fatto che probabilmente le persone più felici in partenza piacciono di più e hanno più probabilita di sposarsi e di avere anche una vita sociale più ricca e soddisfacente.
Riguardo alla salute, diversi studi hanno osservato che il livello di salute oggettiva è poco correlato alla felicità, ciò che realmente conta è la percezione soggettiva del nostro stato di salute. Così come i credenti sembrano essere più felici dei non credenti poichè esiste una relazione causale tra fede, vita più sana e appartenenza a una rete sociale che da supporto. Inoltre come è noto le religioni incoraggiano speranza nel futuro e fiducia nel presente. Questi sembrano i fattori che incidono maggiormente sul livello di felicità personale.
Secondo un altro psicologo, il professor Paolo Gallina, la felicità è " la variazione rispetto al tempo dello stato di una persona". In altre parole la felicità è il passaggio da una condizione peggiore a una migliore, ed è tanto piu intensa quanto più in fretta avviene questo cambiamento. La felicità non è la bella macchina o il televisore nuovo in sè, ma il momento in cui li hai avuti, in cui te li sei goduti la prima volta. Come ogni formula matematica il concetto è cristallino ed elegante, le sue conseguenze implacabili. La prima è che " la felicità non dura". E se si vuole farla durare, le cose non sono così semplici. L'altra è che è molto difficile incrementare il proprio stato con costanza. Nella maggior parte dei casi, dato che gli stati non possono essere incrementati all'infinito, a un picco di felicità segue una fase di stasi, e di aspettativa, di non-felicità sostanziale.
Alcuni ricercatori dell'University College di Londra, grazie ad uno studio pubblicato su "Pnas", hanno scoperto che ad essere determinante nel renderci felici in un singolo momento non è il benessere accumulato nel corso degli anni, ma quanto vengano soddisfatte le nostre aspettative sulle conseguenze delle nostre decisioni.
I ricercatori sono giunti a questa conclusione coinvolgendo nella messa a punto dell'equazione 26 individui, a cui è stato chiesto di portare a termine un compito. Nel frattempo ai partecipanti è stato chiesto piu volte se fossero o meno felici. In questo modo è stato possibile elaborare un modello matematico che mettesse in relazione la felicità alle aspettative dei partecipanti e alla soddisfazione di queste ultime. La sua validità è stata testata su 18.000 individui impegnati in un gioco per smartphone che non prendeva vincite in denaro. I risultati di questa verifica, dimostrano che la stessa equazione della felicità è valida per migliaia di persone in tutto il mondo.
formula della felicità |
In particolare, l'equazione dimostra che la felicità provata in un singolo momento dipende da "se tutto sta andando meglio di quanto si abbia previsto". La vita è piena di aspettative, sarebbe difficile prendere una buona decisione, ad esempio, senza sapere qual è il nostro ristorante preferito. Spesso si dice che si è piu felici se si hanno aspettative piu basse.Si è scoperto che c'è del vero in tutto ciò. Aspettative più basse fanno sì che sia più facile ottenere un risultato che superi queste aspettative e un impatto positivo sulla felicità.
Tuttavia le aspettative influenzano la felicità anche prima di conoscere le conseguenze di una decisione. Se si pianifica di incontrare un amico nel proprio ristorante preferito, queste aspettative positive possono aumentare la felicità già quando si fanno programmi.
La nuova equazione cattura questi diversi effetti delle aspettative e consente di predire la felicità in base all' effetto combinato di molti accadimenti del passato.
Valentina Russo
La Vittoria del Trash
Dai programmi di Maria De Filippi ai Talent Show , come "Tu si que Vales" successo enorme per ascolti, che ormai di talento ne mettono in scena ben poco, ai tagli di capelli imbarazzanti che vanno tanto di moda e i finti personaggi di una popolarità enorme sui social ormai tutto ciò che abbiamo intorno può essere definito "trash". Ma che cos'è veramente "il trash"? Il termine viene inserito nell'Oxford Dictionary nel 1986 con questa definizione: Il trash è l'orientamento del gusto basato sul recupero e sulla valorizzazione, spesso compiaciuta, di ciò che è deteriore, grottesco, volgare. Nella lingua italiana, parlando di televisione, perché nel cinema veniva usato già da prima, dove il termine si è fatto conoscere qualche una quindicina di anni dopo questa parola è stata interpretata con un significato completamente diverso. Infatti osservando un po' di questi programmi che spesso si autodefiniscono così si può capire che "trash" in realtà è tutto ciò che ha a che fare con quello che si potrebbe anche chiamare robaccia, rifiuto o schifezza.
I primi esempi di "trash" sono stati i reality che potevano avere un significato fino a quando venivano ripresi dei personaggi, rinchiusi in una casa, durante la loro quotidianità ma che adesso sono diventati anche dei programmi con dei "vip" che vivono su un'isola disabitata circondati da cameraman e finti set cinematografici. Quindi perché invece di cercare nomi alternativi per sviare, non li chiamamo semplicemente con le parole che si addicono, come spazzatura, parola da cui tra l'altro arriva il termine originale?
Jacopo Masiello
Dai programmi di Maria De Filippi ai Talent Show , come "Tu si que Vales" successo enorme per ascolti, che ormai di talento ne mettono in scena ben poco, ai tagli di capelli imbarazzanti che vanno tanto di moda e i finti personaggi di una popolarità enorme sui social ormai tutto ciò che abbiamo intorno può essere definito "trash". Ma che cos'è veramente "il trash"? Il termine viene inserito nell'Oxford Dictionary nel 1986 con questa definizione: Il trash è l'orientamento del gusto basato sul recupero e sulla valorizzazione, spesso compiaciuta, di ciò che è deteriore, grottesco, volgare. Nella lingua italiana, parlando di televisione, perché nel cinema veniva usato già da prima, dove il termine si è fatto conoscere qualche una quindicina di anni dopo questa parola è stata interpretata con un significato completamente diverso. Infatti osservando un po' di questi programmi che spesso si autodefiniscono così si può capire che "trash" in realtà è tutto ciò che ha a che fare con quello che si potrebbe anche chiamare robaccia, rifiuto o schifezza.
I primi esempi di "trash" sono stati i reality che potevano avere un significato fino a quando venivano ripresi dei personaggi, rinchiusi in una casa, durante la loro quotidianità ma che adesso sono diventati anche dei programmi con dei "vip" che vivono su un'isola disabitata circondati da cameraman e finti set cinematografici. Quindi perché invece di cercare nomi alternativi per sviare, non li chiamamo semplicemente con le parole che si addicono, come spazzatura, parola da cui tra l'altro arriva il termine originale?
Jacopo Masiello
Aborigeni Australiani
"….che
Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il
coraggio di cambiare quelle che posso cambiare
e la saggezza di distinguere tra le une e le altre."
e la saggezza di distinguere tra le une e le altre."
GLI ABORIGENI AUSTRALIANI
L' Australia è un paese di 7617930 Km2 , cioè 25 volte l'Italia, con una popolazione 100 volte inferiore. Quando venne scoperta dagli europei, nella seconda metà del 1700 era abitata da circa 700.000 nativi ivi residenti da più di 50.000 anni.
Aborigeni australiani |
Gli aborigeni, come vennero chiamati,
non erano un unico gruppo etnico ma erano
composti da almeno 600 tribù con lingue ed usanze diverse.
Come in America anche questa popolazione fu perseguitata tanto che nel 1900 si era ridotta a circa 100.000
unità.
Solo nel 1967 fu riconosciuto loro il
diritto al voto e solamente nel 2008 il governo australiano chiese
ufficialmente scusa per tutte le violenze commesse.
Arrivavano dal sud-est asiatico e vivevano
in assoluta armonia con la natura in cui si identificavano ed erano nomadi
cacciatori, pescatori e raccoglitori di quello che cresceva spontaneamente. Non
conoscevano la ruota ed i loro attrezzi erano fatti con schegge di selce.
Solamente nella stagione delle piogge costruivano delle capanne, altrimenti si
riparavano con delle tettoie provvisorie. Le loro imbarcazioni erano ricavate da
un unico pezzo di corteccia.
Aborigeno con boomerang |
Per la caccia non avevano archi e frecce ma
utilizzavano lance con la punta di pietra, non conoscendo i metalli, ed il boomerang, un legno con forma ricurva
che quando veniva lanciato se non colpiva la preda compiva un cerchio tornando
dal cacciatore.
Suonavano il Didgeridoo, uno strumento a fiato che può essere lungo fino a 3
metri e avere un diametro che passa dai 3 cm dell'imboccatura ai 30 o più della
parte finale.
Non avevano una religione nè
sacerdoti e non compivano sacrifici.
Grandi conoscitori del cielo notturno, studiavano e conoscevano i
movimenti annuali delle stelle, e da questi movimenti escogitarono un
complesso calendario stagionale.
Tra gli
Aborigeni il Sole era visto come una donna che si svegliava ogni giorno nel suo
accampamento a est, accendeva un fuoco, e preparava la torcia di corteccia che
avrebbe portato attraverso il cielo. Prima di esporsi, lei amava decorarsi con
ocra rossa, la quale, essendo una polvere molto fine, veniva dispersa anche
sulle nuvole intorno, colorandole di rosso, (l'alba). Una volta raggiunto
l'ovest, rinnovava il trucco, colorando ancora di giallo e rosso le nuvole nel
cielo (il tramonto). Poi la Donna-Sole cominciava un lungo viaggio sotterraneo
per raggiungere nuovamente il suo campo nell'est. Durante questo viaggio
sotterraneo il calore della torcia induceva le piante a crescere.
La Luna,
al contrario, era considerata un uomo. A causa dell'associazione del ciclo
lunare con il ciclo mestruale femminile, la Luna fu collegata alla fertilità
e fu considerata un simbolo altamente magico. Un'eclissi di Sole era
interpretata come l'unione tra la Luna-Uomo e il Sole-Donna.
Venere
era conosciuta dagli aborigeni come l'isola della morte doveveniva condotto lo spirito dei morti.
Tramandavano tutta la loro cultura
oralmente e per mezzo di danze e canti rituali. Ciò era molto importante per
la sopravvivenza delle tribù, il loro senso di identità, di conoscenza e del
rapporto con gli antenati: era un'importante responsabilità che ogni
generazione si assumeva per non interrompere lo scorrere del Tempo-del-Sogno,
l’era mitica della creazione, il principio fondamentale di tutto.
Il tempo è percepito come un fluire
continuo dall’inizio, strettamente collegato con il
passato, il presente, il futuro. Per gli
indigeni, che lo chiamano con differenti
parole secondo le diverse lingue, il
Dreamtime è un insieme di storie, trasmesse di generazione in generazione ed
eseguite durante le cerimonie, che rappresentano la loro relazione con la
terra, la famiglia, la tribù, la fauna, la flora e che davano loro informazioni per
sopravvivere, leggi naturali e comportamenti etici.
Danze rituali |
Le Vie
dei Canti, o Orme degli Antenati o Vie della Legge,
come gli Aborigeni le chiamano, equivalgono ad una dettagliata descrizione del
territorio, vera e propria rappresentazione grafica dell'immenso deserto
australiano, indispensabile per orientarsi nel suo interno: seguendo questi
percorsi, gli Aborigeni, unici in grado di farlo, si muovono dentro ad
un ambiente apparentemente inospitale ed uniforme ad altri, guidati
semplicemente da riferimenti quali alberi, rocce, asperità del suolo ma che per
loro hanno un significato preciso ed inequivocabile.
Bruce Chatwin,
una delle voci più originali del panorama letterario mondiale e grande
viaggiatore, scrive nei suoi diari: ”Ogni albero era un'insegna al neon. Non
c'era parte della regione che fosse insignificante ai loro occhi. C'erano solo
gradi di significato”.
L'Australia intera poteva, almeno in teoria, essere letta come uno spartito. Non c'è roccia o ruscello, si può dire, che non fosse stato cantato o che non potesse essere cantato”.
L'Australia intera poteva, almeno in teoria, essere letta come uno spartito. Non c'è roccia o ruscello, si può dire, che non fosse stato cantato o che non potesse essere cantato”.
Le vie dei canti |
Di tutte queste
conoscenze e tradizioni si è salvato poco.
Attualmente gli
aborigeni vivono in remote aree interne oppure -più della metà-
nelle periferie più degradate delle città, spesso in condizioni terribili.
L'ONG Survival
International si occupa di difendere le loro vite, le loro terre e i loro
fondamentali diritti contro ogni forma di persecuzione, razzismo e
genocidio.
ELISA VENTURINI
Un anno senza Nelson Mandela
Il 5 dicembre non è un giorno come tutti gli altri, è una data che fa
riaffiorare in tutti noi il ricordo di un grande uomo che un anno fa ci ha
lasciato, dopo aver trascorso un’intera vita a combattere in difesa dei suoi
sogni, Nelson Mandela.
Nelson Mandela nella propria cella a Robben Island |
Il lavoro forzato e la prigionia non gli fecero però abbandonare i suoi sogni e i suoi scopi, tant’è che spedì un messaggio all'ANC, pubblicato il 15 giugno 1980 che recitava:
« Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l'incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l'apartheid! »
Rinunciò alla libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata nel 1985 e rimase in prigione fino all'11 febbraio del 1990.
Impegnato in opere di pace e campagne di sensibilizzazione anti- razziste
Mandela incarna l’ideale della forza di volontà che prevale su tutto, anche su
ciò che sembra invalicabile.
Un anno passato senza la presenza corporea di Nelson Mandela, inseguitore
di sogni e distruttore di incubi, non ha comportato però la sparizione del
ricordo della sua personalità e dei suoi insegnamenti che hanno ricordato al
mondo intero le ricchezze di cui la razza umana dispone.
La diversità è infatti un bene che grandi uomini come Nelson Mandela ci
hanno insegnato ad apprezzare.
Federico Perenno
Federico Perenno
HUNGER GAMES - IL CANTO DELLA RIVOLTA NON E' UN FILM PER BAMBINI
HUNGER GAMES – IL CANTO DELLA RIVOLTA NON E’ UN FILM PER BAMBINI
In sala si spengono le luci, il silenzio sovrasta la sala, tutto quello che si sente è il rumore dei popcorn e delle patatine sgranocchiati e i battiti dei cuori impazziti dei fan seduti sulle poltrone. Inizia la prima scena e tutti tutti trattengono il respiro, gli occhi incollati sullo schermo. Poi finalmente compare il titolo del film che conferma a tutti che sono veramente lì, che quello che stanno vivendo non è un sogno e che il momento che hanno tanto atteso è finalmente arrivato. Ecco allora che all’unisono si alzano le mani sinistre, solo tre dita alzate, si portano alla bocca e poi si distende il braccio in aria, tutto accompagnato da quattro semplici note: fa, la, sol, do; in tutto il mondo i fan della saga hanno celebrato così l’uscita di “Hunger Games – Il Canto della Rivolta- Parte I”, un evento attesissimo che non ha deluso le aspettative dei milioni di fan.
Se non ha deluso i fan però, ha deluso molti genitori ignoranti e superficiali che in USA e in Gran Bretagna si sono rivoltati dichiarando la pellicola “non adatta per un pubblico di bambini” per, come riporta il settimanale OGGI “le esecuzioni pubbliche, corpi maciullati, persone divorate da animali selvatici”.
Partiamo dal presupposto che la saga NON è rivolta ad un pubblico infantile, infatti se si digita su Internet “ Hunger Games genere letterario” questo è ciò che compare dalla ricerca:
risultato della ricerca |
Dove letteratura per giovani adulti e romanzo d’avventura NON significano automaticamente “per bambini”, in quanto il termine giovani adulti prevede una fascia di lettori che abbiano dai 13 anni in su, e un romanzo di avventura non deve essere necessariamente per un pubblico infantile.
La saga infatti è ambientata in un futuro post-apocalittico dove gli abitanti di Panem vivono divisi in dodici distretti in cui conducono una vita disagiata e in povertà e soprattutto sottomessa alla volontà di Capitol City, la città dove ha sede il presidente Snow, un dittatore senza scrupoli. In seguito a una rivolta dei distretti, per ricordargli ogni anno la sua massima autorità, Capitol City ha inventato gli Hunger Games, un reality show in cui due ragazzi per ogni distretto (maschio e femmina) tra i dodici e i diciotto anni si scontrano in un’arena finchè solo uno di loro sopravvive.
Un’atrocità per gli abitanti dei distretti e un mezzo di intrattenimento e di svago per i superficiali abitanti della capitale che gioiscono nel vedere la gente soffrire e poi morire. Da questo contesto si sviluppa la trilogia, che a differenza delle altre saghe ha un maggiore e rilevante significato politico e affronta dei temi decisamente meno “leggeri” di altre saghe blockbuster come “Harry Potter” o “Twilight”
I tre libri della serie |
Ritengo comprensibile quindi il mio stupore quando al cinema ho visto quattro bambine non piu’ alte di 120 cm, con addosso la felpa di hello kitty e le lelly kelly ai piedi, che tutte convinte si incamminavano verso la sala dove veniva proiettato il film, tanto da essere certa in un primo momento che avessero sbagliato sala dato che accanto veniva proiettato “ I pinguini di Madagascar”. Il mio stupore si è poi tramutato in preoccupazione quando le bambine insieme alla madre si sono tranquillamente accomodate in sala.
È questo che io trovo invece sia molto deludente: già dando una rapida occhiata alla trama si puo’ facilmente intendere che non è una visione adatta a dei bambini, e aldilà delle etichette che uno puo’ pensare siano attribuite al film, un genitore se possiede un minimo di buon senso, prima di portare i figli a vedere una pellicola del genere, dovrebbe informarsi riguardo ai suoi contenuti e non accompagnare i propri figli “alla cieca” a vedere un film che non si sa se sia adatto alla loro età…..
Ricordo che quando uscì il primo film de “Le cronache di Narnia” io avevo poco piu’ di otto anni e mia mamma nel visionare il trailer, in cui si vedono prevalentemente scene di battaglia con creature mitologiche bruttissime, si era chiesta, prima di accompagnarmi, se fosse il caso oppure no, tanto che mando’ prima mia cugina, piu’ grande di cinque anni, per poi farsi dire se era un film appropriato o no. Ovviamente “Le cronache di Narnia – il leone, la strega e l’armadio” non è minimamente paragonabile ad “Hunger Games” ed è adatto a un pubblico anche di piu’ piccoli; questo solamente per dire che spesso l’apparenza inganna e come “Le cronache di Narnia” non è assolutamente violento come poteva sembrare, così “Hunger Games” dal trailer potrebbe sembrare un semplice film d’azione, ma in realtà è molto di piu’ di questo…..
Perciò quando i genitori contestano le scene dei combattimenti e delle esecuzioni non comprendono che esse appaiono così brutali non per le violenze di per sé che vengono commesse, ma per il contesto della storia in cui avvengono, perché le uccisioni che vengono mostrate sono trattate in modo misurato e non eccessivo, come invece capita spesso in blockbuster come “Transfromers” o “The Avengers”, che però stranamente, nonostante comprendano scene di violenza piu’ esasperata, pur non trasmettendo un messagio che la richieda per rappresentarlo, non vengono contestati, al contrario vengono visti dai bambini come una volta noi da piccoli guardavamo e riguardavamo “Tom e Jerry”
Inoltre rimango sconcertata dal fatto che tanti di questi genitori, dal momento che li hanno portati a vedere un film non adatto alla loro età, quando escono dalla sala, non si preoccupino nemmeno di assicurarsi che i figli non siano rimasti turbati da alcune scene o di spiegargli il messaggio del film, ma al contrario se ne sentono alcuni fare solo commenti del tipo “ Era meglio il secondo film, lì Peeta (un protagonista) era piu’ figo, qui invece era piu’ brutto” oppure “certo che potevano prenderne almeno una carina per fare la protagonista”….. perciò se nemmeno certi adulti riescono a comprenderne il messaggio, come si puo’ pensare che siano in grado di coglierlo dei bambini?
Quindi sono d’accordo quando i genitori affermano che delle scene non sono adatte a dei bambini, dato che non lo è in definitiva. Per fortuna però i giovani che hanno recepito il messaggio di questa saga, aldilà del gusto personale riguardo alla storia che è insindacabile, sono numerosissimi e in maggioranza rispetto a quelli troppo ottusi e superficiali per comprenderlo.
Concludo con un’intervista a dei fan della saga:
Alessia Ferrero
giovedì 4 dicembre 2014
Il Musical
IL MUSICAL
Teatro. Luogo magico dove ogni sera nel giro di due ore nasce si sviluppa e muore un mondo. Il teatro una tra le più antiche forme di comunicazione del mondo che nell'era del computer, di internet, del cinema, del 3D e degli effetti speciali continua ad essere vivo, proprio come le persone che ogni sera si esibiscono all'alzarsi del sipario. E forse é proprio questo che lo lo contraddistingue, e che lo ha fatto e lo fa sopravvivere ai giorni nostri. Niente proiezioni, niente ritocchi, niente ripetizione della scena venuta male. Tutto é concreto e forse é questo che ci fa sognare davvero perché per una volta i nostri sogni sono realtà.
Un tipico teatro
INTRODUZIONE
Ci sono molti generi teatrali e alcuni di questi hanno delle caratteristiche che sono immutate da quando sono state messe in scena le prime rappresentazioni teatrali nell'antica Grecia. I più famosi sono la commedia ( caratterizzata da un situazione iniziale molto instabile e critica e finale positivo), la tragedia ( in cui troviamo una storia che inizia bene ma si conclude in modo tragico in molti casi la morte del protagonista). Queste due categorie sono sempre rappresentate in due modi: il balletto ( dove la coreografia e la musica fanno da padrone) e il teatro di prosa ( in cui spicca la recitazione degli attori). Tutti questi generi evidenziano una determinata abilità di chi lo propone al pubblico. Ma c'è un genere che forse fonde assieme tutti i metodi di rappresentazione teatrale: il musical. Infatti in questi spettacoli gli attori in scena recitano ballando e cantando mostrando il massimo di quello che può essere definito teatro.
Immagine di scena del musical "La febbre del sabato sera"
LA STORIA
Il musical nasce il 12 settembre del 1866 quando viene messa in scena per la prima volta l'opera "The Black Crook"; messa in scena per caso coinvolgeva due compagnie, una esasperata a causa dei costi enormi di produzione, un'altra rimasta senza teatro. Nasce cosi una fusione, dove una compagnia attenuava i costi ed un'altra offriva un teatro. I musical gli potevano capire chiunque: le scene erano costruite con tale precisione da rendere i gesti sufficienti alla comprensione. In breve tempo diventa il genere degli stranieri, che non sapendo l'inglese ne apprezzano le sceneggiature. A Broadway questo genere si espande a macchia d'olio, e nel 1891 "A Trip to Chinatown" viene replicato 657 volte. Nell'ultimo decennio del Ottocento questo genere si espande anche a Londra e iniziano a girare i nomi di grandi sceneggiatori tra cui Gaunt, Morse, Kerker, May. Nel 1902 "Il Mago di Oz" viene messo per la prima volta in scena ottenendo innumerevoli approvazioni. La fama del musical cresce sempre di più, fino ad arrivare addirittura ad ispirare scrittori come Wodehouse, che dopo aver assistito ad un musical ne trae l'ispirazione per scrivere "Il piccolo scapolo". Negli.anni venti del novecento questo genere sbarca nel cinema: famosi sono :"La canzone di Broadway", "Quarantaduesima strada", "La Taverna dell'Allegria", "Un giorno a New York", nei quali appaiono importanti attori e cantanti tra cui Judy Garland e Frank Sinatra. Questa grande fama del musical dura fino al 1960, quando nasce il Rock and Roll che rende il musical più commerciale, anche se continua ad essere molto apprezzato. Il musical diventa ancora più famoso con l'uscita nelle sale cinematografiche di spettacoli molto famosi come "Mamma Mia!" e "Moulin Rouge".
Una locandina di "Mamma Mia!"
IL MUSICAL OGGI
Oramai la patria indiscussa del musical è Broadway dove ogni anno sono sempre più i musical messi in scena 365 giorni l'anno. Infatti i teatri della zona sono diventati mete turistiche obbligatorie. Grazie alla grande affluenza di pubblico e quindi il tutto esaurito ogni sera le rappresentazioni messe n scena sono le più belle al mondo perchè finanziate dalle stesse case produttrici dei film o cartoni animati a cui si ispirano
Mary Poppins
Nasce nel 2004 ispirato al romanzo di Travers del 1934. Il musical viene messo in scena per la prima volta a Londra. Molto apprezzato, vede Michelle Kelly come attrice che interpreta Mary Poppins. La trama è molto semplice: un padre severo attaccato ai soldi, una madre infelice e due bambini disubbidienti: mandata via l'ennesima tata, i due bambini scrivono una lettera che vola via quando i genitori stanno per buttarla nel camino: la lettera finisce in mano a una signora, Mary Poppins, che arrivata dai bambini espone il suo progetto per renderli perfetti. Dopo breve tempo i bambini non danno segno di cambiamento e la tata decide di andarsene. Arrivata un'altra tata, Mary Poppins ritorna per caso a vedere i bambini ed incontra una situazione molto sfavorevole a causa dei modi di fare della nuova tata: decisa ad aiutare i bambini, manda via la nuova tata e in breve tempo stabilisce una grande armonia nella famiglia dei due bambini. Finito il suo lavoro, se ne va via, tra la tristezza dei due bambini e dei loro genitori. Oggi "Mary Poppins the musical" è in scena a Brodway dal 2007 e continua il suo numero incessante di repliche.
Nasce nel 1971 e riceve cosi tante approvazioni da ispirare addirittura un film, con lo stesso nome, del 1973. Creato da Webber e Rice, narra le vicende dell'ultima settimana di vita di Gesù, vista però dal punto di vista di Giuda Iscariota. L'album che ne raccoglie i brani musicali ha vinto il disco d'oro negli anni Settanta, rimanendo varie settimane in prima posizione nella lista degli album più comprati. Le rappresentazioni teatrali a Broadway vanno dal 1971 al 1973 e a Londra dal 1973 al 1981.Nel 1992 viene ripresa da Ted Neeley e Carl Anderson e le sue repliche continuano fino ad oggi. Molto replicata in Italia, vede ancora la partecipazione di Ted Neeley che dall'uscita del film ricopre ancora la parte di Gesù.
Filmato amatoriale di una replica al Teatro Sistina di "Jesus Christ Superstar"
The Lion King
Ognuno ha visto almeno una volta il fortunato cartone animato della Walt Disney "Il re leone". La grande storia del cartone è messa in scena presso Broadway e sta per intraprendere una tournée mondiale per far si che non solo spettatori americani o turisti che visitano la città si possano emozionare e rivivere la storia. "The Lion King The Musical" ha già vinto numerosissimi premi tra cui i Grammy Awards.
Trailer di "The Lion King The Musical"
Shrek
E' nato come film di animazione prodotto dalla Dreamworks. Ha vinto il premio Oscar come miglior film di animazione nel 2001 ed è stato inserito dal New York Times tra i 1000 film migliori di sempre. La prima di "Shrek The Musical" viene rappresentata l'8 dicembre 2008. Anche questo musical, prodotto dalla stessa Dreamworks, vanta moltissimi premi e tour nazionali, internazionali e messe dello spettacoloin diverse nazioni con battute e testi delle canzoni tradotti per essere compresi da una maggior numero di spettatori. Il grande successo ha anche portato alla realizzazione di un dvd con il cast originale della prima stagione.
Trailer pubblicitario del dvd del musical
E' andato in scena per la prima volta nel West End di Londra l'11 maggio del 1981. Ha immediatamente un enorme successo con repliche in tutto il mondo e diversi tour mondiali. E' riconosciuto come uno dei migliori musical ancora in scena. La storia si basa su un libro di poesie scritto da Thomas Stearns Eliot. La canzone più famosa del musical è Memory ed è stato uno dei pezzi presenti negli ultimi concerti della cantante Elaine Paige, che faceva parte del cast originale del musical che è stato anche registrato e messo in vendita. Il dvd si trova ancora nei negozi.
Il brano "Memory" cantato da Elaine Paige
IL MUSICAL OGGI IN ITALIA
Il musical in Italia si sta sempre più affermando con sempre più spettacoli e compagnie. Un grande problema è sempre il budget poichè non ci sono grandi case produttrici a finanziare gli spettacoli. Un secondo problema è che il musical non può stare fermo in un teatro come avviene in tutti gli spettacoli di grande successo perchè non esiste un turismo di questo genere. lo spostamento da una città ad un'altra comporta una sceneggiatura molto minore e mai accurata e di qualità come quelle americane dove avvengono frequentissimi cambi di scena, molto spesso pure dinamici cioè vanno ad integrarsi con il movimento degli attori presenti e molto spesso ad evidenziare determinate azioni o soggetti sulla scena.
Per fare un esempio qua sotto vengono messi in comparazione due filmati del già citato sopra "Shrek The Musical". Nel primo filmato dei due filmati (entrambi amatoriali per rendere meglio l'idea) è messa in scena la canzone "I know It's today" di una replica di Broadway. Nel secondo invece la stessa canzone è cantata in una replica del musical nella versione italiana. Si vede immediatamente l'enorme differenza:
"I know It's today" di Shrek the Musical (Broadway)
"I know It's today" di Shrek il musical (italiano)
Nonostante alcune pecche sono molti i musical in Italia che hanno avuto molto successo e hanno ottime scenografie e musiche.
Tratto dalla fiaba di Collodi questo musical ha avuto repliche per cinque anni ed è arrivato ed essere messo in scena a New York. Le musiche sono dei Pooh e il personaggio di Pinocchio è interpretato da Manuel Frattini icona del musical italiano
Servizio del Tg2 su "Pinocchio il grande musical"
Peter Pan il musical
Grandissimo successo anche per Peter Pan il musical che ha avuto repliche per quattro anni e in due di questi è stato il musical più visto dell'anno. Le musiche punto forte di questo spettacolo sono quelle di Edoardo Bennato che hanno contribuito a coinvolgere anche gli adulti e non solo i bambini a vedere Peter Pan volare. Nelle prime due e nella quarta stagione del musical Peter Pan è impersonato da Manuel Frattini forte del suo successo con Pinocchio. Nel terzo anno di repliche invece Peter Pan è Massimiliano Pironti. In questo anno di repliche viene anche pubblicato il dvd dello spettacolo registrato al Teatro Arcimboldi di Milano.
Trailer pubblicitario di "Peter Pan il Musical"
E' il più importante musical italiano degli ultimi due anni. Concluderà quest'anno la sua seconda stagione di repliche in Italia prima di iniziare un tour estero con alcune date già programmate. La produzione è di David Zard. E' tratto "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare. Ha una enorme coreografia e infatti può essere messo in scena soltanto nei palazzetti delle città. La prima dello spettacolo è stata messa in scena il 3 ottobre 2013 all'Arena di Verona e trasmessa in diretta su Rai 2.
Promo pubblicitario di Rai 2 della prima di "Romeo e Giulietta Ama e Cambia il Mondo"
Canzone di apertura di "Romeo e Giulietta Ama e Cambia il Mondo"
CONCLUSIONE
Il musical si può definire la massima espressione del teatro. I musical più importanti regalano grandissime attrazioni per il pubblico che per un paio d'ore può staccare la sua mente dagli impegni e dalla sua vita ed entrare in un mondo di divertimento ma anche di intense emozioni. E magari mettersi con i propri figli a giocare e non stare sempre con i piedi per terra qualche volta può essere molto utile per capire che non serve andare a teatro per sognare perchè come dice Shakespeare:" Il mondo è un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte".
Adelmo Luccoli
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