martedì 25 novembre 2014

Stratorino per tutti

Per qualcuno é un momento di libertá, per qualcuno un momento di riflessione, per qualcuno un semplice modo per sfogarsi, per qualcuno un modo per stare in compagnia o di amici o della sua musica, per altri vuol dire andare più veloce dei problemi che li inseguono mentre per altri é pura passione. Non esiste una vera definizione del verbo "correre", ma esistono diversi modi di viverlo e di affrontarlo.







Torino si é trasformata nella capitale dello sport e anche quest'anno, come ogni seconda domenica di novembre, nel centro della città si sono radunate moltissime persone pronte a correre la propria maratona. Gente d'ogni etá che ha provato a tirare fuori il corridore che risiede nell'animo di ognuno di noi per quanto possa essere nascosto.


Ad aver aperto la mattinata sono stati i bambini under 11 che con le loro pettorine blu, caratterizzate dalla buffa presenza del numero di telefono dei genitori, hanno percorso l'ultimo lunghissimo chilometro della maratona che parte da piazza Carlo Felice e finisce in piazza San Carlo. Subito dopo la gara dei piccoli la città é stata invasa dai veri corridori pronti a percorrere quei 42 infiniti ma soddisfacenti chilometri. Il cordone dei maratoneti ha toccato Moncalieri e Nichelino, passando in corso Galfer e in corso Re Umberto prima di tornare verso il centro.
A vincere questa faticosissima gara é stato il kenyano Rutto Samuel con un tempo di 2 ore e 10 minuti, seguito dal suo compatriota Ngeno Ernest con un secondo in più del precedente.
















Alle 9.40 é poi partita la "Stratorino", una manifestazione non competitiva di 7.5 km,alla quale hanno partecipato 12mila persone. Il motivo che spinge cosi tanta gente a prendervi parte é il fatto che non ci siano regole, infatti ciascuno può decidere come percorrerla: in bici, camminando, correndo, oppure spingendo un passeggino o una carrozzina.





“E’ la terza edizione della stratorino a cui partecipo e quest’anno, a differenza degli altri due, ad accompagnarmi per tutto il tragitto è stata mia sorella Giorgia che non ha potuto correre a causa di un infortunio al ginocchio e non mio padre Davide.” Sono le parole di Carlotta, una ragazza di 19 anni che ha una tetraparesi distonica dalla nascita. Ci ha anche raccontato che durante il tragitto ha avuto modo di incontrare molte persone e da altre ha ricevuto bellissimi sorrisi e incoraggiamenti.



Questo ci dimostra come lo sport possa avvicinare realtà molto diverse tra loro e, anche se solo per una mattina, riesca ad allontanare le preoccupazioni e i problemi. Fare sport non vuol dire solo bruciare calorie o tonificare i muscoli, ma significa divertirsi e allo stesso tempo crescere.










Giorgia Visconti e Federica Molinario

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